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Il fico d'India è una pianta appartenente alla famiglia delle cactacee originaria del Messico ma naturalizzata in tutto il bacino del Mediterraneo e nelle zone temperate di America, Africa, Asia e Oceania.
Il fico d'India è nativa del Messico
Da qui, nell'antichità, si diffuse tra le popolazioni del Centro America che la coltivavano e commerciavano già ai tempi degli Aztechi, presso i quali era considerata pianta sacra con forti valori simbolici.
Per la sua capacità di svilupparsi anche in presenza di poca acqua, si rivela una pianta di enormi potenzialità per l'agricoltura e l'alimentazione dei paesi aridi.
Ha un notevole valore nutrizionale essendo ricco di minerali, calcio e fosforo.
La risorsa alimentare più pregiata è rappresentata dai frutti, chiamati fichi d'India, che oltre ad essere consumati freschi, possono essere utilizzati per la produzione di succhi, liquori, gelatine, marmellate, dolcificanti.
Ma anche le pale, più propriamente i cladodi, possono essere mangiati freschi, in salamoia, sotto aceto, canditi, sotto forma di confettura.
Se consumato in quantità eccessive il fico d'India può causare occlusione intestinale meccanica dovuta alla formazione di boli di semi nell'intestino crasso.
Pertanto questo frutto va mangiato in quantità moderata e accompagnato da pane per impedire ai semi, durante l'assorbimento della parte polpacea, di conglobarsi e formare i "tappi" occlusivi.
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In Messico ad esempio è utilizzata per l'allevamento del Dactylopius coccus, una cocciniglia ovvero un parassita dei cladodi, da cui si ricava un pregiato colorante naturale, il carminio.
In cosmetica viene utilizzata per la produzione di creme umettanti, saponi, shampoo, lozioni astringenti e per il corpo, rossetti.
È utilizzata inoltre per la produzione di adesivi e gomme, fibre per manufatti e carta e dai semi viene estratto l'olio.